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Textual Archive 2022
Le Quattro Nobili Verità

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La Prima Nobile Verità

La Prima Nobile Verità, con i suoi tre aspetti, è: ‘C’è la sofferenza, dukkha. Bisogna comprendere dukkha. Dukkha è stato compreso’.

Ajahn Sumedho
SOFFERENZA E ILLUSIONE DI UN SE'

Dobbiamo vedere che non c’è 'qualcuno' che ha delle sofferenze. Se vediamo semplicemente che "c’è la sofferenza", allora questa non è più una sofferenza personale. Non è: "Oh povero me, perché devo soffrire così tanto!? Questo tipo di ragionamento viene dall’ignoranza, che complica ulteriormente la situazione e sfocia in problemi di personalità.
Per poter lasciare andare la sofferenza dobbiamo prima esserne coscienti, ammetterla nella coscienza. Ma l’ammissione, nella meditazione buddhista, non viene da una posizione del tipo: "io sto soffrendo", ma piuttosto "c’è la presenza della sofferenza". Infatti non dobbiamo cercare di identificarci con il problema, ma semplicemente riconoscere che ce n’è uno
Tendiamo ad afferrare e ad identificarci piuttosto che a osservare, a essere testimoni, a comprendere le cose così come sono.
Quindi non aggrappatevi a queste cose come a difetti personali, ma contemplatele costantemente come impermanenti, insoddisfacenti e prive di un sé. Continuate a riflettere, vedendole così come sono.
"C’è la sofferenza" è il riconoscimento molto chiaro e preciso che in quel momento vi è una sensazione di infelicità. Può andare dall’angoscia e disperazione a una mera irritazione; dukkha non vuol dire per forza grave sofferenza.
L'esperienza del mondo sensoriale avviene per mezzo delle sensazioni, e ciò significa che viviamo sempre tra il piacere e la pena, cioè nel dualismo del samsara. E’ come essere esposti e molto vulnerabili, poiché reagiamo a tutto ciò con cui il corpo ed i sensi entrano in contatto. E’ così che vanno le cose. Questa è la conseguenza della nascita.

Esplorare la Sofferenza

Vi prego di cercare di comprendere dukkha: guardare veramente, con-prendere ed accettare la sofferenza. Cercate di comprenderla quando sentite un dolore fisico, o disperazione, angoscia, odio, avversione – qualsiasi forma prenda, qualsiasi connotato abbia, che sia lieve o forte.
Voglio sottolineare qui che la nostra reazione abituale a ciò che capita nella vita. Se qualcuno si comporta male con noi oppure cerca volutamente e malignamente di nuocerci e noi pensiamo che sia quella persona a farci soffrire, allora non abbiamo capito ancora la Prima Nobile Verità. Comprendere la sofferenza è capire chiaramente che la vera sofferenza sta nella nostra reazione.
Dobbiamo lavorare con le piccole insoddisfazioni della vita quotidiana e osservare quando ci sentiamo irritati o offesi dai vicini, dalle persone con cui viviamo, dai politici, dal modo in cui vanno le cose o anche da noi stessi. Sappiamo che questa insoddisfazione va compresa e la nostra pratica sarà di guardare a questa sofferenza come ad un oggetto e comprendere: "questa è la sofferenza". In tal modo avremo la comprensione intuitiva della sofferenza.

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