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Textual Archive 2022
Le Quattro Nobili Verità
La esplorazione delle Quattro Nobili Verità sono del libro di Ajahn Sumedho
"Le Quattro Nobili Verità"

disponibile documento PDF 

https://santacittarama.org/e-books/

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L'introduzione alle Quattro Nobili Verità
Ajahn Sumedho

La ragione per la quale io e voi abbiamo dovuto percorrere faticosamente questo lungo cammino risiede nel fatto che non abbiamo scoperto, non abbiamo penetrato quattro verità. Quali sono? Esse sono: la Nobile Verità della Sofferenza, la Nobile Verità dell’Origine della Sofferenza, la Nobile Verità della Cessazione della Sofferenza, e la Nobile Verità del Sentiero che conduce alla Cessazione della Sofferenza. (Digha Nikaya, Sutta 16)

Ognuna di queste Verità ha tre aspetti, per cui possiamo dire che vi sono dodici insights (intuizioni o discernimenti).

Il primo insight della Prima Nobile Verità è ‘c’è la sofferenza’. Qual’è l’insight? Non c’è bisogno di farne una cosa straordinaria; è semplicemente il riconoscere che ‘c’è la sofferenza’. Questo è un insight basilare.

Il secondo insight della Prima Nobile Verità è: ‘La sofferenza deve essere compresa’. Il secondo insight, o aspetto, di ogni Nobile Verità contiene la parola ‘deve’. "Deve essere compresa". Il secondo insight, quindi, è che bisogna comprendere dukkha. Si deve capire dukkha, non cercare di eliminarlo.

Il terzo aspetto della Prima Nobile Verità è: ‘La sofferenza è stata compresa’. Dopo aver fatto pratica con la sofferenza – dopo averla guardata, accettata, compresa, lasciandola essere ciò che è – se ne scopre il terzo aspetto, ‘La sofferenza è stata compresa’, oppure ‘Dukkha è stato compreso’.

Usate le Quattro Nobili Verità per progredire. Applicatele nella vita quotidiana, alle cose comuni, agli attaccamenti comuni, alle ossessioni della mente. Con queste Verità possiamo indagare sui nostri attaccamenti, per ottenere intuizioni profonde.

Ajahn Sumedho
Realizzazione
 

Il Buddha ha più volte detto: "Questa è la Verità da realizzarsi qui ed ora". Non dobbiamo aspettare di morire per scoprire se è tutto vero – questo insegnamento è per gli esseri viventi come noi. Ognuno di noi deve realizzarlo da solo. Posso parlarvene, posso incoraggiarvi a ricercarlo, ma non posso realizzarlo per voi!

Non pensate che sia qualcosa di vago o al di sopra delle nostre capacità. Quando parliamo del Dhamma o della Verità, diciamo che è qui ed ora, qualcosa che possiamo vedere da noi stessi. Possiamo volgerci verso la Verità, tendere verso di essa. Possiamo fare attenzione a tutto ciò che è, qui ed ora, in questo luogo ed in questo momento. Questa è la consapevolezza: essere vigilanti ed attenti. Con la consapevolezza, analizziamo il senso del ‘sé’, il senso del ‘mio’ e dell'‘io’: il mio corpo, i miei pensieri, le mie sensazioni, i miei ricordi, le mie opinioni, i miei punti di vista, la mia casa, la mia macchina, eccetera.

Nella vacuità, le cose sono esattamente come sono. Avere questo genere di consapevolezza, non vuol dire essere indifferenti al successo o al fallimento e non significa che non dobbiamo far niente. Anzi, possiamo dedicarci meglio alle situazioni: sappiamo ciò che possiamo fare; sappiamo ciò che si deve fare e lo possiamo fare nel modo migliore. Allora tutto diventa Dhamma, tutto è così com’è. Facciamo delle cose perché sono le cose giuste da fare in quel momento e in quel luogo, non per ambizione personale o per paura del fallimento.

Usiamo la saggezza del Buddha per contemplare il Dhamma, il modo in cui le cose sono. Quando siamo attenti, vigilanti e non più avidi, realizziamo la cessazione e ci rifugiamo nella vacuità dove tutto si fonde; non vi sono più persone lì. Si può sorgere e cessare nella vacuità, ma non c’è alcuna persona. Vi è solo chiarezza, consapevolezza, pace e purezza.

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