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> introduzione 
> disagio (dukkha) Parte 1 & 2
> impermanenza (annica)
> non-sè, impersonale (anatta)

 
I tre caratteristiche dell' Esistenza 
Disagio (dukkha)

Parte 1

Ci sono varie ragioni per coltivare i tre processi fondamentali della pratica:

- vedere chiaramente

- sentire pienamente

- ascoltare profondamente

 

Uno dei motivi è sviluppare la capacità di trasformare il modo in cui ci relazioniamo al senso di difficoltà, sia nella meditazione che nella vita. Il disagio (dukkha) non deriva dall’esperienza in sé ma dal nostro rapporto con esso. La difficoltà sorge quando c'è resistenza (avversione) verso ciò che non vogliamo o quando perdiamo ciò che vogliamo (attaccamento).

 

Quando si presenta una difficoltà e/o un senso di disagio, che può essere dolore fisico, mentale o emotivo, è un indicatore che esiste un rifiuto (avversione) verso qualcosa. Possiamo sentirlo energeticamente. Ricorda che la pratica è fatta di movimenti energetici: nel corpo come una contrazione, nella mente come un rifiuto e nel cuore come una chiusura. Quando l'energia viene bloccata, il movimento diventa circolare. Non c'è più alcun movimento in avanti.

 

La risposta più comune al disagio è scappare, ignorare, chiudersi o nascondersi. Oppure l’altra risposta è cercare di aggiustare, aggiustare subito. Anche questo può essere solo un altro modo per provare a far sparire la difficoltà e non sentirlo.


Quando si nota questa sensazione è segno di un limite che si avvicina, della mente o del cuore, dove non c'è più la disponibilità a stare con quello che c'è. Invece di seguire il nostro primo istinto di prendere le distanze, è possibile ampliare la nostra gamma di esperienze.
 

Allora è il momento perfetto per “investigare” (fattore energetico di illuminazione), e per fare un passo indietro, creando spazio. Quel movimento di creare spazio è l'inizio di un'apertura verso la percezione dell'impersonale. Non è più “il mio dolore”, diventa “il dolore”. Passare dal personale all'impersonale cambia l'energia, la sua densità e la sua solidità. Diventa più flessibile, più spaziosa con la possibilità che scioglie il disagio tramite un processo di accettazione.

 

Come possiamo aprirci alla difficoltà / al disagio?

La prima cosa è essere disponibili a vedere, sentire e ascoltare. Invece di allontanarci dall’esperienza, possiamo espandere la nostra volontà di stare con essa. Ci sono tre domande che possono essere molto utili: Cosa c’è? Com’è? È possibile sentire più pienamente? Queste domande creano “interesse” (fattore energetico di illuminazione).

 

Quando sorgono dolore fisico, irrequietezza o paura del disagio, la mente si agita. Invece di lottare contro di esso possiamo chiederci qual è la sua natura reale?

Disagio
(parte 2)

 

La difficoltà e/o il disagio (dukkha) sono un aspetto della nostra realtà che spesso sperimentiamo. Può essere legato a piccole situazioni quotidiane che ci infastidiscono oppure può colpire forte e farci perdere l’equilibrio.
 

Lavorando con questi fenomeni, l’obiettivo finale non è farli scomparire ma imparare a respondere invece di essere reattivi. In questo modo c’è spazio per la comprensione e la conoscenza.
 

La comprensione e la conoscenza provengono da una consapevolezza attiva dell'esperienza diretta. Se non c'è la volontà di accettare il disagio e di iniziare a indagare con interesse, come sarà mai possibile liberarsi dall'illusione e dall'ignoranza che precedono la conoscenza? Quando c'è interesse per la nostra esperienza, diventa possibile vedere, sentire e ascoltare la vera natura di ciò che sta accadendo.
 

Il primo passo è aprirsi all’esperienza presente attraverso l’accettazione. Come possiamo utilizzare i tre processi: il vedere, il sentire e l’ascolto per avvicinarsi al processo di accettazione?
 

Visione chiara: Proviene da una mente aperta che utilizza il lato destro del cervello dove si trovano intuizione, saggezza, consapevolezza, e il silenzio in uno spazio “non personale”.

Vedere la reale natura dei fenomeni significa andare oltre l’identificazione di etichette comuni. A volte l'etichetta è un'identificazione abituale o posta su di noi dagli altri.

C’è un processo di scomposizione (decostruzione) che può essere molto utile. 

Es. “Sono ansiosa”. L'ansia può essere composta da molte sensazioni diverse: paura, dubbio, giudizio, timidezza, ecc. Diverse per ognuno e per ogni situazione.

Es. “macchina”. Composta  da pneumatici, finestrini, sedili, portiere, motore oppure a livello più sottile: plastica, metallo, vetro, aria

Es. “corpo” . Composto da tutti i diversi elementi del corpo: la testa, le gambe, le spalle, la schiena oppure a livello più sottile: gli organi, le ossa, le vene, il sangue, le cellule, ecc.
 

Sentire pienamente: “Grounded” - Radicato nell'esperienza (incarnato) - Presta attenzione alle sensazioni del corpo.

Esempio: “Irrequietezza”. Il corpo si agita, è difficile restare immobili ed è spiacevole. Essendo spiacevole, iniziamo a lottare contro di esso e l'irrequietezza diventa più intensa e la lotta più divorante, diventando un ciclo di resistenza.
Per lavorarci: rilassati e indaga la natura dell'irrequietezza.
 

Ascoltare profondamente: Viene da un cuore aperto; questo è già un passo verso l’accettazione. E’ una fonte di coraggio, energia, compassione per noi stessi e per gli altri.

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