C'è una parte di me che vuole urlare, "Non c'è più il normale! Non torneremo alla normalità. La vita, questo mondo, non sarà mai più come prima. Di questo non c'è alcun dubbio."

Poi c'è un'altra parte che sussurra dolcemente per non danneggiare o spaventare. Delicatamente dice: "La parola normale è ormai obsoleta per quanto riguarda la descrizione della vita. Fai un respiro profondo, apri la mente e il cuore e vedrai che è così."

Nel mezzo di una costante incertezza, la normalità non può prendere piede. La normalità presuppone uno stato statico prevedibile. L'incertezza annulla la normalità. Implica un "non sapere", un'imprevedibilità causata da condizioni in continua evoluzione.

Il virus ha rotto gli argini della normalità e l'incertezza si è abbattuta come un'onda di marea che ha spazzato via la normalità. Andata via. Ora l'impermanenza dimora nei detriti della normalità.

L'incertezza e l'impermanenza consentono l'adattabilità. Tutte e tre suggeriscono fluidità, rendendole elementi che possono interagire e armonizzarsi. La normalità è morte, l'adattabilità è sopravvivenza e possibile fioritura. . .