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D i s c o v e r i n g . . .

being presence
l'essere presenza
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There are moments in meditation practice when we may find ourselves in a new internal landscape. There is no longer that cocky sense of knowing where we are and how to navigate the terrain in front of us. Our prior intellectual knowledge becomes altogether useless and the maps we had been using no longer relate to the current environment to show us where we are or how to get where we think we want to be.

 

The prior landscape fades away as traveling newly forged neural pathways reveal an unknown territory, new ground to be explored and acknowledged.

 

Standing at the borderline of these two realms is uncomfortable. That sensation of walking a tightrope and being at a crossroads at the same time arises to remind one to be very attentive and to remember to practice continuous awareness.

 

The heart beats loudly. The body is vibrating intensely. The mind struggles to find a way to be useful and eventually sees that in this journey, it must move aside for intuition, wisdom, and courage. Intellectual and rational thought will be of very little help. Trust is essential.

 

So, what is this place? Where am I? Where do I want to go?
 

Right away there is a recognition that these questions no longer apply, they are no longer relevant. The boundaries of ‘place’ dissolve and the solidity of ‘I’ crumbles to pieces. The ‘wanting’ to be somewhere melts like an icicle in the direct sun.
 

Now what?
 

Sitting in silence, there arises an innate knowing that there is ‘nothing to do’. No need 'to do', not even ‘to be’. Stillness is humming through the waves of the air. A vibrational frequency of expanding tranquility opens the door to emptiness. Emptiness softly vibrates, leading to freedom from a habitual perception of solidity or boundaries, moving beyond a sense of space.

 

Being ‘present’ morphs into being ‘presence’. There is an enormous difference between these two states. Then the ‘being’ drops away altogether, leaving ‘presence’. There is no longer anyone being present.

Ci sono momenti nella pratica meditativa in cui ci troviamo in un nuovo paesaggio interiore. Non c'è più quella presunzione di sapere dove siamo e come navigare nel terreno di fronte a noi. La nostra precedente conoscenza intellettuale diventa del tutto inutile e le mappe che stavamo usando non si riferiscono più all'ambiente attuale per mostrarci dove siamo o come arrivare dove pensiamo di voler essere.

 

Il paesaggio precedente svanisce mentre il viaggio dei percorsi neurali appena forgiati rivela un territorio sconosciuto, un nuovo terreno da esplorare e riconoscere.

 

Stare al confine di questi due regni è un posto scomodo. Sorge quella sensazione di camminare sul filo del rasoio ed essere allo stesso tempo a un bivio nasce per ricordareci di essere molto attenti e di praticare la consapevolezza continua.

 

Il cuore batte forte. Il corpo vibra intensamente. La mente fatica a trovare un modo per essere utile e alla fine vede che in questo viaggio deve mettersi da parte per fare spazio all'intuizione, alla saggezza e al coraggio. Il pensiero intellettuale e razionale sarà di scarso aiuto. La fiducia è essenziale.

 

Allora, cos'è questo posto? Dove sono? Dove voglio andare?
 

Si riconosce subito che queste domande non valgono più, non sono più rilevanti. I confini del ‘luogo’ si dissolvono e la solidità dell 'io’ si sbriciola. Il ‘desiderio’ di arrivare da qualche parte si scioglie come il ghiaccio sotto i raggi del sole. 
 

Ora che succederà?
 

Seduti in silenzio, sorge un sapere innato che non c'è niente da fare. Non c'è bisogno di ‘fare’, nemmeno di ‘essere’ qualcosa. La quiete risuona tra le onde dell'aria. Una frequenza di tranquillità in espansione apre la porta al vuoto. Il vuoto vibra dolcemente, portando alla libertà da una percezione abituale di solidità o confini, andando oltre il senso dello spazio.
 

Essere ‘presente’ si trasforma in ‘presenza’. C'è un'enorme differenza tra questi due stati. L'essere svanisce del tutto, lasciando la presenza. Non c'è più nessuno presente.

by Elizabeth Genovesi
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