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Risvegliarsi all'essere

helena blavatsky
The voice of the silence 

Risvegliarsi all'essere

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Parte 6
Samadhi

Samadhi, lo stato di profonda unità, non è qualcosa che si può cercare, afferrare o possedere. È uno stato di unità, una fusione con il tutto, dove i confini tra sé e l'altro, tempo e spazio si dissolvono. Samadhi non è un traguardo ordinario, poiché ottenerlo richiede abbandono, piuttosto che sforzo. Samadhi è il momento in cui la mente smette di resistere e il cuore si apre completamente, permettendo alla vita di fluire attraverso di noi senza barriere o condizioni.

Samadhi sembra un ideale irraggiungibile, qualcosa riservato a mistici e saggi. Come si potrebbe smettere di essere sé stessi e diventare tutto? L'idea sembra impossibile, persino assurda, ma col tempo, samadhi si è rivelato qualcosa di non esterno da perseguire. È un ritorno a ciò che siamo sempre stati. È un profondo ricordo della nostra vera natura.

 

Durante una passeggiata serale nella foresta, mentre il sole tramontava, il dolce suono del fiume e il silenzioso fruscio delle foglie mi avvolsero. Mi fermai e rimasi semplicemente in piedi accanto all'acqua, osservandone il flusso così naturale. In quel momento, qualcosa spostò il confine tra me e ciò che mi circondava, dissolvendosi: non ero più un osservatore del fiume. Ero il fiume, il vento, gli alberi e tutto, contemporaneamente. Non c'erano pensieri, né senso del tempo o dell'identità, solo presenza. Fu breve, ma lasciò un'impronta duratura. Non era samadhi nella sua forma più elevata, ma un barlume di cosa significhi essere pienamente uniti con il tutto.

Samadhi non è riservato alle vette delle montagne o alle profondità della meditazione. Può essere toccato nei momenti più semplici, quando smettiamo di aggrapparci al nostro senso di sé e permettiamo alla vita di scorrere attraverso di noi. Non è uno stato che si raggiunge con la sola forza di volontà, ma si verifica quando si rinuncia al controllo.

Essere in questo stato non è facile. La mente è condizionata a separare, etichettare, dividere. Questo sono io, e quello non sono io. Questa abitudine alla separazione ci impedisce di vedere la realtà interconnessa dell'esistenza. La pratica non consiste nell'inseguire il samadhi, ma nel dissolvere le barriere interiori. Non si tratta di raggiungere qualcosa, si tratta di liberarsi di tutto ciò che non si è.
 

Il samadhi non è la cancellazione del sé, è la consapevolezza che il sé non è mai stato separato. È la consapevolezza che nel profondo siamo sempre stati l'oceano, anche quando credevamo di essere solo onde.

Ogni volta che ti siedi in silenzio e osservi i tuoi pensieri senza aggrapparti ad essi, ogni volta che scegli l'amore invece della paura, ricorda che stai smantellando i muri che ti separano dal tutto.

Samadhi  non è uno stato emotivo, sebbene possa riempirti di una pace indescrivibile. Non è uno stato mentale, sebbene possa portare profonda chiarezza. È qualcosa che va oltre la mente, oltre l'emozione, un'esperienza diretta di essere tutt'uno con il tutto, senza bisogno di spiegare o capire.

Samadhi non è un fine statico, è una porta verso un modo di vivere completamente nuovo. Quando tocchi quello stato, anche solo per un istante, cambia il modo in cui vedi il mondo. Smetti di percepire gli altri come separati da te. Inizi a sentire una profonda connessione con tutto ciò che esiste. Questa consapevolezza non ti allontana dalla vita, ma ti permette di entrare in contatto con essa da un luogo di infinito amore e compassione.

È possibile sperimentare questa unione con il tutto perché è già dentro di te, nel silenzio e nell'abbandono, e nei momenti in cui ti permetti di essere pienamente presente, samadhi inizia a rivelarsi. Non è qualcosa che si ottiene con lo sforzo. È qualcosa che ricordi quando smetti di cercare. Il samadhi è il silenzioso promemoria che non siamo mai stati separati. Ogni essere, ogni stella e ogni foglia di un albero sono parte di un tutto infinito. Questa consapevolezza porta pace e la profonda verità che siamo l'universo che sperimenta se stesso.

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