
Risvegliarsi all'essere
> introduzione
I Cinque Potere Spirituali
> cosa sono
> fiducia
> energia
> mindfulness
> raccoglimento
> saggezza
> sintesi
Risvegliando . . .
> che cos'è
> Helena Blavatsky
> Daniel Lumera
> Thich Nhat Hanh
> Corrado Pensa
> Eckart Tolle
> Joseph Goldstein
> Eckart Tolle
Esplorando . . .
> Esistono molti percorsi che creano le condizioni per il risveglio. Il nostro compito è aprirci all'esplorazione e sentire ciò che risuona nel nostro essere più profondo.
Risvegliarsi all'essere
Corrado pensa
Contributo di Rita Gallo
Parte 4
Coltivazione di qualità interiori: come la gentilezza amorevole (mettā), la compassione (karuṇā) e la saggezza (paññā). Queste qualità emergono naturalmente dalla pratica profonda e continuativa.
Metta
Non è una parte secondaria della pratica, ne è una parte fondante. Si può fare la pratica seduta nel segno di metta oppure dedicare alla metta la pratica in azione. Noi possiamo camminare, telefonare, fare cose tenendo uno sfondo di metta, un augurio di bene, positivo.
Ci sono istruzioni tradizionali con un vero e proprio ventaglio di auguri: la salute del corpo, la felicità del corpo, la sicurezza dai pericoli interni ed esterni, l’agio di vita.
C’è anche la metta silenziosa, senza parole: un’apertura calda, un moto di accoglienza, di accettazione, una consapevolezza benevolente.
La metta va indirizzata anche nei nostri confronti. Una delle resistenze a farlo è che sentiamo di non meritare l’amore. Siamo abituati al concetto che l’amore vada meritato. L’amore non va agganciato ai concetti di merito o non merito. L’amore è contraddistinto invece da gratuità.
Ci sono due porte di accesso per pratiche di metta: una è quando parliamo e ascoltiamo. Possiamo parlare ed ascoltare in maniera meccanica e reattiva oppure possiamo parlare ed ascoltare con un elemento di metta ed è tutta un’altra cosa. L’altra porta di accesso sono i nostri stati difficili, accolti con un elemento di metta invece che reattivamente, abitudinariamente e compulsivamente.
Compassione
E’ una qualità innata nella natura di tutti noi. Stare in un cammino interiore significa imparare a fare ricorso sempre più spesso a questa preziosa qualità e ad avere fiducia che non si tratta di qualcosa da costruire ma piuttosto di qualcosa che dobbiamo semplicemente lasciar emergere dal nostro cuore.
La compassione è un atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso uno stato penoso. È apertura, è accoglienza, è pazienza, è disponibilità ad aprirsi al mistero.
Osserviamo se ci è possibile rinunciare alla reattività e alimentare invece risposte gentili, innanzitutto nei confronti di noi stessi.
La pratica della compassione è anche imparare a prendersi cura, in maniera sempre più spontanea, di tutta quella sofferenza autoinflitta con cui normalmente alimentiamo durante le nostre giornate.
È sempre possibile scegliere di orientare le nostre vite a compassione e pazienza piuttosto che ad avversione e reattività.
Ripetiamo mentalmente la parola “compassione” come un mantra; ricordiamoci che possiamo sempre scegliere una risposta compassionevole.
La compassione ha le sue radici nella disponibilità a prenderci cura della vita in ogni momento.
Saggezza
Siamo chiamati a fare quello che siamo capaci di fare, che riusciamo a fare, e basta. Si chiama umiltà.
La saggezza e la compassione alimentano e sostengono la nostra capacità di accettazione, apertura e sollecitudine.