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Risvegliarsi all'essere

helena blavatsky
The voice of the silence 

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Risvegliarsi all'essere

> introduzione

I Cinque Potere Spirituali
> cosa sono
> fiducia

> energia 
> mindfulness
> raccoglimento
> saggezza
> sintesi

> Liberare la Pratica


Risvegliando . . .
> che cos'è
> Helena Blavatsky 
> Christina Feldman 
> Corrado Pensa 
> Eckart Tolle
> Thich Nhat Hanh
> Joseph Goldstein 
> Daniel Lumera
 

Parte 8
Nirvana (illuminazione o risvegliarsi all'essere)

Il Nirvana non è un luogo lontano o una meta raggiunta dopo anni di ricerca. È uno stato, una pienezza nel vuoto. Un profondo riposo dal ciclo infinito di desideri e attaccamenti. È la liberazione suprema, non perché segna una fine, ma perché ti riporta alla tua origine. A un'esistenza libera da condizionamenti. Una pace che non dipende da nulla di esterno.

 

Ho scoperto per la prima volta il Nirvana come l'estinzione della sofferenza e la trascendenza del sé e del mondo. Sebbene bellissime, quelle parole mi sembravano distanti e astratte. Come si può incontrare qualcosa che trascende l'intelletto e sfida l'espressione linguistica? La risposta che ho imparato non sta nel comprendere il Nirvana, ma nello sperimentarlo, anche solo per un momento. La chiave per il Nirvana è comprendere che la sofferenza non proviene dal mondo esterno. Deriva dal nostro rapporto con esso. Il dolore non ci lega, ma la nostra resistenza ad esso lo fa. Il piacere non ci intrappola, ma il nostro attaccamento alla sua permanenza lo fa.

 

La liberazione inizia quando lasciamo andare attaccamento e resistenza. Quando smettiamo di resistere al dolore, questo non svanisce, ma non ci controlla più. C'è uno spazio oltre la sofferenza. Un luogo tranquillo dove tutto semplicemente è. Quello spazio è uno scorcio di Nirvana. Non è una negazione della vita o delle sue difficoltà, è la trasformazione del modo in cui ci relazioniamo ad esse. È il riconoscimento che nel profondo siamo già liberi. Anche se abbiamo dimenticato quella libertà identificandoci con le nostre storie, i nostri desideri, le nostre emozioni e persino la nostra coscienza. Il Nirvana non è l'assenza di tutto, è l'assenza di ciò che ci lega.

Quando si cominciano a sperimentare momenti di "essere", anche solo per un breve istante, ci si rende conto di non aver bisogno di nulla per essere completi. Si è già completi. Si è già in pace. Il processo richiede di lasciar andare, non attraverso una rinuncia forzata, ma attraverso la consapevolezza che nulla di esterno può definirci o completarci.

Il Nirvana non è esclusivo di momenti isolati. Si può trovare in mezzo al rumore, all'attività e alla vita stessa, se impariamo a guardare dal punto giusto. Il Nirvana pone fine alla nostra sofferenza perché pone fine alla nostra identificazione con ciò che ci fa soffrire. Rivela che non siamo le nostre storie, le nostre emozioni o i nostri beni. Siamo la consapevolezza che osserva l'immobilità sottostante e quando si tocca questa verità anche solo per un istante, qualcosa dentro di noi cambia per sempre.

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