top of page

Textual archive 2021 

/
Big Tree

Il Buddha disse "Bhikkhu, quel che un bhikkhu pensa e ripensa di frequente, diventa l'inclinazione della sua mente."

"E che cos'è, monaci, il Retto pensiero? Il pensiero della rinuncia, il pensiero non ostile, il pensiero non violente. Questo, monaci è il Retto pensiero"

Il Nobile Ottuplice Sentiero

Retto Pensiero
La Rinuncia

La rinuncia, Una saggia astensione

Joseph Goldstein
Mindfulness, Un guida pratica al risveglio

Possiamo imparare a coltivare una saggia astensione, in cui ci adagiamo e lasciamo che i desideri sorgano e passino senza sentire il bisogno o l'obbligo di soddisfarli. In questa pratica di rinuncia possiamo avere sentore del più grande sollievo che si accompagna al non avere desideri, piuttosto che averne. 

Provate a prestare bene attenzione ai momenti in cui, dopo esservi persi nel desiderare qualcosa o nel gustare un qualche piacere sensoriale, fantasie incluse, vi ritrovate liberi dal desiderio. O notate la transizione tra l'essere completamente persi nelle sensazioni piacevoli e identificati con esse, e l'essere consapevoli.

Bhikkhu Bodhi
Il Nobile Ottuplice Sentiero
L'Essenza dell'Insegnamento del Buddha

Lo strumento proposto dal Buddha per liberare la mente dalla conazione appetitiva è la comprensione. La vera rinuncia non sta nel costringerci ad abbandonare a forza oggetti che stimolano il nostro desiderio, ma nel mutare il modo di considerarli, erodendone il fascino che ci vincola. Comprendendo la natura del desiderio, esaminandola da vicino con penetrante attenzione, il desiderio cade da sè senza bisogno di troppo sforzo.
Osservare il dukkha implicito nel desiderio è uno dei modi per rivolgere la mente alla rinuncia. Un altro modo consiste nel considerare i benefici derivanti dalla rinuncia. 
Passare dal desiderio alla rinuncia non equivale, come si potrebbe credere, a passare dalla felicità all'affanno, dall'abbondanza alla privazione. Significa invece trasferirsi da una forma di piacere più grossolano, più invischiante, a una forma di felicità e di pace più elevata; da una condizione di dipendenza alla padronanza di sè. Il desiderio produce sempre, come risultato ultimo, paura e ansia; mentre la rinuncia apre alla gioia e alla assenza di paura. La rinuncia favorisce tutte e tre le partizioni del sentiero: purifica il comportamento, aiuta la concentrazione e nutre i semi della saggezza.

La saggezza del no

Joseph Goldstein
Mindfulness, Un guida pratica al risveglio

C'è una pratica di rinuncia che ho chiamato 'la saggezza del no'. Spesso, nella pratica spirituale si sottolinea il si, il si dell'accettazione, dell'apertura, della ricchezza, della pienezza dell'esperienza. Ed è un efficace antidoto alle tendenza all'autocritica, alla contrazione, alla limitazione. Ma c'è anche la saggezza del no, quando riconosciamo che certe cose non sono appropriate, non sono utili, non portano alla felicità. In quei momenti possiamo dire: " No grazie, ne faccio a meno."

È importante capire cosa significa porsi dei limiti, perché sta al cuore della nostra pratica. La saggezza del no è una grande arte, e dobbiamo imparare a esercitarla con amore e sagacia. Porsi dei limiti non è reprimere o evitare. Non significa rifiutare o negare la presenza di qualcosa. Non significa giudicare o nutrire avversione per certi aspetti dell'esperienza.

Con la saggezza astensione ci apriamo a tutto ciò che emerge, ma lo  consideriamo alla luce della saggezza discriminante. Vediamo i pensieri e gli atti appropriati che promuovono la felicità, e quelli inappropriati che conducono alla sofferenza e al conflitto.

bottom of page