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Textual archive 2021 

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Il Nobile Ottuplice Sentiero

Big Tree
Retta Visione
La liberazione 
Thich Nhat Hanh

Il sentiero che conduce alla felicità deve cominciare con la Retta Visione, che è il frutto della nostra pratica della consapevolezza e della concentrazione.

La Retta Visione è la visione che trascende tutte le visioni. È libera da ogni discriminazione, libera da ogni pensiero dualistico. La Retta Visione è l’assenza di tutte le visioni.
«Tutte le visioni» include gli insegnamenti. Tutti gli insegnamenti andrebbero considerati strumenti e non verità assolute, persino gli insegnamenti relativi a impermanenza, non-sé e interessere.
Dobbiamo assicurarci di essere concentrati sulla saggezza e non su una visione particolare. Il Buddha ha usato l’esempio della fiamma di un fiammifero. Devi sfregare abilmente il fiammifero per fare scaturire la fiamma che, una volta accesa, lo consumerà. Quando la saggezza sorge consuma la visione. Non c’è più alcuna visione. Sei libero. C’è saggezza, non visione. È la saggezza a liberarti, non la visione.
Questo è molto importante nell’insegnamento del Buddha. È come il dito puntato verso la luna: se non riusciamo a guardare oltre il dito non riusciremo mai a vedere la luna.
Attaccamento alle visioni, intolleranza, discriminazione e dogmatismo sono le fondamenta per esclusione, paura, rabbia, brama e disperazione.
Se stai davvero praticando la Retta Visione, non c’è spazio per tali sofferenze. Potresti riuscire a eliminare il concetto di permanenza, ma non serve se nel farlo rimani prigioniero nel concetto di impermanenza. Devi essere libero non solo dalla nozione di permanenza, ma anche da quella di impermanenza.

Puoi soffrire perché finisci prigioniero nella nozione di sé, ma soffri anche se resti prigioniero della nozione di non-sé.
La Retta Visione è scevra di discriminazione e pensiero dualistico. Non cerchi di eliminare una cosa e tenere il suo contrario. Non stai tentando di eliminare la morte e tenere solo la vita. Non hai intenzione di eliminare il non-essere e tenere solo l’essere.

Joseph Goldstein
Mindfulness, Una guida pratica al risveglio

Il criterio per qualunque pratica seguiamo è in che misura serve a favorire la retta visione del non sé. Su questa base, passiamo dalla retta visione concettuale e mondana a quella che il Buddha chiama "la retta visione che è nobile, libera dalle contaminazioni, sopramondana, un fattore del sentiero." Le istruzioni sono molto chiare anche se, come sappiamo, ci vuole molta pazienza e perseveranza per integrarle nel nostro modo di pensare e per utilizzarle nella vita.

La retta visione nobile, che conduce al nibbāna, è descritta in due modi nei sutta. Innanzitutto è il fattore mentale della saggezza, che illumina ciò che emerge permettendoci di conoscere e comprendere le cose così come sono. Quando sorge la saggezza, è come accendere la luce in una stanza buia.

Bhikkhu Bodhi
The Noble Eightfold Path
The Way to the End of Suffering

Questa visione retta superiore che conduce alla liberazione è la comprensione delle Quattro Nobili Verità. È questa giusta visione che figura come il primo fattore del Nobile Ottuplice Sentiero in senso proprio: come la nobile visione giusta. Così il Buddha definisce il fattore della retta visione espressamente nei termini delle quattro verità: "Che cos'è ora la retta visione? È comprensione della sofferenza (dukkha), comprensione dell'origine della sofferenza, comprensione della cessazione della sofferenza, comprensione della la via che conduce alla cessazione della sofferenza." L'Ottuplice Sentiero inizia con una comprensione concettuale delle Quattro Nobili Verità apprese solo oscuramente attraverso i media del pensiero e della riflessione. Raggiunge il suo culmine in un'intuizione diretta di quelle stesse verità, penetrate con una chiarezza pari all'illuminazione. 
Questa giusta visione che penetra le Quattro Nobili Verità arriva alla fine del sentiero, non all'inizio. Dobbiamo partire dalla giusta visione conforme alle verità, acquisita attraverso l'apprendimento e fortificata attraverso la riflessione. Questa visione ci ispira a intraprendere la pratica, a intraprendere il triplice addestramento nella disciplina morale, nella concentrazione e nella saggezza. Quando l'addestramento matura, l'occhio della saggezza si apre da solo, penetrando le verità e liberando la mente dalla schiavitù.

Joseph Goldstein
Mindfulness, Una guida pratica al risveglio

Le Tre Distorsioni dell'Esperienza

L'esperienza può andare soggetta a tre tipi di distorsione. La prima è una distorsione percettiva, la seconda una distorsione mentale, la terza una distorsione ideologica.
La prima, la distorsione percettiva, consiste semplicemente nel prendere una cosa per un'altra. 
La seconda, la distorsione mentale nasce dal pensare e rimuginare su una percezione errata.

La terza, la distorsione ideologica e la più profonda e difficile da risolvere. Consiste nell'essere cosi convinti della verità di qualcosa, che si persiste nella proprio idea nonostante i fatti dimostrino il contrario.

La distorsione ideologica interviene quando ci attacchiamo così tenacemente al nostro punto di vista da non credere neppure di fronte a dati di fatto universalmente noti.
Il Buddha parla di queste distorsioni per quanto riguarda il vedere come permanente ciò che è impermanente, soddisfacente ciò che è insoddisfacente, personale ciò che è impersonale, bello ciò che non è bello. Sono le quattro allucinazioni che si verificano ogni volta che ci attacchiamo o aggrappiamo a una qualunque esperienza.  Succede perché dimentichiamo che nulla e duratura o appagante in senso assoluto. Il nostro attaccamento nasce dal reclamare qualcosa come 'io' o 'mio', e dall'attrazione verso le cose belle, di cui non percepiamo di solito la natura impermanente.

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